La vigoressia è una variante dell’anoressia nervosa o anoressia inversa. Fu identificata nel 1993 da Pope Hg e Katz Dl Hudson Jl, in un articolo dal titolo ”Anorexia nervosa and Reverse Anorexia”. Il termine reverse indica modalità uguali e contrarie all’anoressia .
Chi soffre di questo disturbo si vede gracile, nonostante una muscolatura non indifferente. La catalogazione diagnostica è comunque incerta, a cavallo fra dismorfobia e disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS) e il disturbo ossessivo compulsivo. Il disordine fu denominato, più tardi dagli stessi autori, dismorfia muscolare.
Un disturbo recente
Secondo i criteri del DSM IV, chi soffre di tale disturbo mostra un’eccessiva preoccupazione per un difetto estetico del proprio corpo, in realtà inesistente o irrilevante; questa preoccupazione deve essere così intensa da provocare sofferenza e difficoltà significative nelle vita. Inoltre vigoressia o bigoressia, da Pope nel suo libro, è stata anche ribattezzata “Complesso di Adone”, personaggio della mitologia greca che rappresenta l’idea della magnificenza mascolina intesa come compiutezza corporea.
Quindi la vigoressia è un disturbo alimentare relativamente recente. Oltre all’anoressia nervosa, la bulimia e l’obesità, assistiamo a questo nuovo sintomo che riguarda più spesso il sesso maschile e comprende una fascia di età che va dai 18 ai 35 anni.
Si manifesta attraverso un controllo ossessivo dell’alimentazione, la frequenza eccessiva della palestra (se non si eseguono 4 o 5 ore di attività fisica si sta male), l’assunzione di integratori alimentari spesso assunti in maniera smodata e pericolosa, come anche gli anabolizzanti e, in alcuni casi, l’assunzione di sostanze come anfetamine e cocaina per migliorare le prestazioni sessuali.
I soggetti che soffrono di questa patologia mostrano un narcisismo corporeo, che diventa un valore assoluto per chi ha una debole strutturazione del sé. Come le persone che sviluppano una patologia alimentare, l’investimento sul corpo e l’accanimento nel renderlo perfetto tenta di supplire alla carenza di autostima.
Chi soffre di disordini alimentari ha l’illusione che cambiando il corpo svanirà tutta la sua sofferenza, ritenendo il corpo stesso responsabile di tutta la sua infelicità. Il corpo, di conseguenza, diventa il bersaglio, il capo espiatorio e la palestra il luogo deputato alla metamorfosi.
LO STUDIO SI TROVA A MONTEVERDE VECCHIO IN VIA ALESSANDRO POERIO, 76 A ROMA