Dipendenza dal gioco d’azzardo
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Mai confondere amore con la dipendenza
Non siamo mai privi di difese
come nel momento in cui amiamo.
(Sigmund Freud)
L’amore è un affetto profondo e complesso, quindi difficile definirlo e trovare delle parole che ne rendono il significato e una definizione piena e chiara, quindi sarà più facile riuscire a riconoscere un amore non vero, che un amore vero. Il più delle volte pensiamo di aver trovato il nostro principe azzurro invece è un manipolatore affettivo che ci renderà la nostra vita un inferno; inizialmente riponiamo le nostre speranze in quella persona che ci fa sperare di aver trovato la felicità in sua compagnia, sperando che il suo amore ci donerà ciò che percepiamo ci sia mancato.
Nell’infanzia ci viene passato un messaggio falso, un giorno arriverà l’uomo o la donna perfetta che ci amerà per tutta la vita, donandoci tutto ciò che percepiamo mancarci. In molti casi questo pensiero si trasformerà in una trappola, ci accorgeremo molto presto che il principe si trasformerà in un rospo (manipolatore affettivo) o la principessa in strega.
Quasi subito, tempo due mesi, chi ci ha dichiarato eterno amore si trasformerà in un “vampiro” affettivo”; il comportamento giusto sarebbe stato scappare, darsi alla fuga, ma il più delle volte non ci si riesce subito. O non siamo pronte ancora di pensare a noi stesse? Lui, che chiameremo il “vampiro affettivo”, inizialmente e lentamente con le sue manifestazioni d’amore riuscirà ad entrare nel cuore del partner (sia al maschile che al femminile perché non è indenne ne l’uomo ne la donna), poi abbastanza presto gli cade la maschera e comincia a mettere in atto i suoi comportamenti da manipolatore e la vittima si sottomette al suo carnefice perdendo la stima, la fiducia in sé stessa, con conseguenze di ansia, sensi di colpa, paura, mancanza di sicurezza in pubblico, senso di vergogna ed isolamento.
Sul piano fisico c’è la comparsa di disturbi del sonno, somatizzazione, malessere generale, depressione, idee suicide, e disturbi del comportamento alimentare, la sua violenza psicologica è invisibile agli estranei è quindi più pericolosa e subdola.La dott.ssa Robin Norwood è una psicoterapeuta americana, specializzata nel trattamento di comportamenti patologici nelle relazioni affettive, la sua pratica le ha permesso di paragonare l’eccessiva dipendenza affettiva, alla dipendenza da droghe, alcol e disturbi alimentari; nel suo libro “Donne che amano troppo” spiega che le donne scusano e non vedono i comportamenti negativi del partner perdonando tutti i suoi atteggiamenti negativi, quindi amano troppo e dimenticano se stesse.Il dipendente si lascia invadere in maniera ossessiva da un unico oggetto di piacere, in psicologia il termine oggettivazione viene utilizzato anche per indicare una persona.
Ci chiediamo da dove deriva questo sintomo? Le teorie americane tendono a spiegare che la dipendenza affettiva è come una malattia delle emozioni e che i sentimenti d’abbandono e di vergogna interiorizzati costituiscono i substrati permanenti e sono alla base della dipendenza.Questo problema deriva dall’infanzia, il dipendente non è stato in grado di separarsi simbolicamente dalla madre; sarebbe stato in grado di distaccarsi dai loro genitori senza angoscia, solo se questi lo avessero incoraggiato in modo autentico e a non essere colpevolizzato quando comincia a fare dei passi verso l’esterno.
Questo allontanamento non deve essere vissuto da ambedue le parti come un abbandono, infatti il dipendente lo vive come una ripetizione di una sensazione dolorosamente vissuta già nel passato.Nel caso in cui il dipendente lasciasse il manipolatore deve cominciare a prendersi cura di se stesso ed il più delle volte non è pronto per farlo e quindi preferisce essere mal accompagnato che vivere solo.La negatività di tale rapporto non potrà che peggiorare e quando la persona dipendente cercherà di essere rassicurata e lui tenderà sempre di più a fuggire.Tale rapporto distruttivo potrebbe durare anni, ma nel momento in cui si deciderà di uscire da questa gabbia e rompere le catene che li tiene legati in questo rapporto malato sicuramente non ce la farà da solo, ma dovrà chiede aiuto ad una persona competente come uno psicoterapeuta e dovrà lavorare su se stesso.
Il migliore antidoto è amarsi, riconquistare la stima persa e promettersi di non ricascarci “ Mai più”Riferimenti bibliografici:
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“La manipolazione affettiva”, Isabella Nazare-Aga-Editore Castelveccchi srl edizione italiana 2008
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“Donne che amano troppo” , Robin Norwood- Editore Lyra libri 1988