Nello studio dell’anoressia nervosa è utile uno sguardo panoramico sull’evoluzione storica del concetto di questa malattia, distinguendone, per maggior chiarezza, quattro periodi, che vanno dal Medioevo (1347) fino ai primi del Novecento, in cui si è cercato di rispondere al quesito “perché non vogliono mangiare”.
L’anoressia nel Medioevo
Il primo periodo comprende i primi tentativi di identificare la malattia attraverso l’esposizione di qualche caso suggestivo. Nella storia della Psicologia Medica si è rilevato che di casi di anoressia ne esistevano anche nel Medioevo.
Rudolph M.Bell, nel suo testo “La Santa Anoressia”, affronta la tematica in maniera originale, descrivendo le vicende di santi e, soprattutto, di sante come Caterina da Siena (1347-1380). Scopo di questo saggio è gettare un ponte che attraversi i secoli, tra l’Italia Medioevale ed i giorni nostri, per tentare di comprendere le relazioni esistenti tra la santa anoressia e l’anoressia nervosa.
L’autore scopre delle sorprendenti analogie tra le caratteristiche tipiche della sindrome psichiatrica e il comportamento di donne che consideravano gli impulsi fisici degli ignobili ostacoli sul cammino spirituale verso la santità e che mortificavano il loro corpo fino a morire di fame.
Bell sostiene che la santa anoressia e l’anoressia nervosa sono due condizioni molto simili e che la distinzione consiste in alcune sfumature. Entrambi gli stati sono caratterizzati dal rifiuto del cibo, uno di essi è causato dal desiderio di essere santa e l’altro dal desiderio di essere magra.
Nella cultura contemporanea occidentale, la magrezza è decantata come un ideale di bellezza femminile. Le sante anoressiche detestavano i loro desideri ed impulsi corporali e per essere sante era necessario non avere bisogni sessuali, narcisistici e nutritivi, quindi il cibo veniva considerato come un comportamento egoistico e pertanto doveva essere rifiutato. Tramite il rifiuto, il digiuno ed il controllo della fame si pensava di ottenere il riscatto dalle componenti basse e si acquistava autostima o addirittura santità.
L’approccio morale
Nel secondo periodo, nel 1873, fu fondamentale l’articolo di Lasègue sull’anoressia isterica, secondo il quale la causa della malattia è uno stato mentale perverso dovuto ad un’emozione segreta o confessata del paziente. In seguito il termine di anoressia “isterica” verrà modificato perché le stesse manifestazioni si riscontrano in quadri patologici diversi da quelli isterici.
W.Gull (1874-1888) affermò che la perdita dell’appetito è condizionato da uno stato di malattia psichica, è un’anomalia dell’Io e determina il corso della malattia.
L’approccio mentale
Successivamente l’Huchard nel 1883 in Francia sostituisce definitivamente alle vecchie denominazioni quella di “anoressia mentale”, che è stata assunta dagli autori moderni. Nel suo articolo l’autore distingue tre fasi: la prima è caratterizzata da turbe digestive, riduzione degli alimenti e iperattività; la seconda è caratterizzata dall’ansia della famiglia costernata per il digiuno e il dimagrimento; infine la terza fase in cui si evidenziano il deperimento esterno, pallore, amenorrea, stipsi ed astenia: la cosiddetta cachessia.
LO STUDIO SI TROVA A MONTEVERDE VECCHIO IN VIA ALESSANDRO POERIO, 76 A ROMA