Il nostro fisico ci sta dando dei segnali e forse è arrivato il momento di ascoltarlo e di cominciare a prendere in considerazione i cambiamenti che stanno avvenendo nel nostro corpo. Il più delle volte questi cambiamenti non si percepiscono o si fa fatica ad accettarli.
Semplici manifestazioni come la suzione del dito, il bisogno della sigaretta, il mangiucchiare continuo, che universalmente vengano accettati senza farsi interrogativi specifici, sono in realtà la manifestazione esteriore di processi interni e profondi.
Una manifestazione di processi profondi
Si parla di oralità e di conseguenza di disturbi alimentari quali obesità, bulimia, anoressia, binge-eating e vigoressia (nuova forma di dismorfismo muscolare o complesso di Adone), del modo come trattarli e di come affrontare le discriminazioni che tali disturbi comportano. Questi comportamenti, oltre che comunicare con gli altri e rapportarsi con il mondo, sono in realtà la manifestazione di processi interni e profondi, ai quali bisogna dare un’interpretazione ed un significato psicologico.
Pur lasciando ai medici il predominio scientifico sulle problematiche dell’alimentazione, bisogna tener conto del risvolto psicologico del comportamento alimentare.
Il nostro rapporto con il cibo è complesso e spesso ambivalente e conflittuale. Il più delle volte, ad esempio, la richiesta di cibo dipende dal nostro stato emotivo, piuttosto che da una vera e propria fame. Spesso usiamo il cibo come conforto per noi stessi e per alleviare gli stati di stress, oppure semplicemente per avere qualcosa da fare quando siamo annoiati e tristi.
Un supporto indispensabile
Un punto importante su cui deve lavorare lo psicologo è far acquisire, a chi soffre di disturbi alimentari, la consapevolezza di soffrire di tali disturbi e soprattutto di non poter risolvere il problema con un solo trattamento dietetico ma anche con un supporto psicologico. Tale lavoro ci permetterà di capire ed approfondire delle domande che ci poniamo nel momento in cui abbiamo preso coscienza del problema e in questo modo di risolvere tale problema; trattarlo solo con la dieta sarà vano se non controproducente.
Lo psicologo o psicoterapeuta aiuterà il paziente a guardarsi dentro, fargli percepire le sue emozioni anestetizzate ed acquisire la consapevolezza di ciò che gli sta succedendo, cercando la causa dell’insorgenza del sintomo per poterlo combattere. Il percorso sarà doloroso e non indenne da difficoltà. Non si può pensare alla bacchetta magica o alla palla di vetro; infatti lo psicologo che cura e studia questi pazienti vive con profonda partecipazione le loro lotte ed i loro bisogni, spesso disattesi.
LO STUDIO SI TROVA A MONTEVERDE VECCHIO IN VIA ALESSANDRO POERIO, 76 A ROMA
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